ERRAVAMO GIOVANI STRANIERI

Piovono pietre pubblica un estratto del libro Erravamo giovani stranieri (Agenzia X), raccolta postuma di scritti esplosi dalla penna di Alberto Dubito, scrittore, performer di slam poetry contest e leader della band Disturbati Dalla CUiete. I testi che seguono colpiscono enormemente per il fuoco, la responsabilità e la verità di cui sono attraversati, poiché fatti di una poesia che “è incandescente, è pericolosa, è fragile, è violenta; è come una catapulta su cui salire volontari senza sapere dove ci lancerà” (dalla postfazione di A. Scarabelli). Le parole di Alberto Dubito sono ritratte dalle illustrazioni intense di Davide Baroni, che si è prestato all’opera con particolare sensibilità. La traccia in streaming  s’intitola “Vuoti a perdere” (ft. Lello Voce) ed è tratta dal disco La Frustrazione del Lunedì (e altre storie delle Periferie Arrugginite) dei Disturbati Dalla CUiete, la voce è quella dell’autore Alberto Dubito

 

“Vuoti a perdere”, Disturbati Dalla CUiete ft. Lello Voce

 

Cara Città

Cara Città, SVEGLIA
Un po’ di periferia, come sai fare te Ma per una volta mettiamo via i rancori.
con te seduto ai bordi dei quartieri, confesso,
ne ho viste davvero di tutti i colori.
ma tu ancora Hai addosso il coraggio del tuo grigio,
grigio del cemento e del cielo spento di novembre e noi
ancora in mezzo, come una pressa di silenzio che non se ne va

 

Cara Città, SVEGLIA
Blu come il cielo sereno a luglio, blu come gli occhi suoi,
blu come le divise, le volanti, i caschi e i lividi
blu come la linea di mercurio che segna 39 e sei, e
divide la mia pazza voglia di rivalsa da lei.
blu come la fifa blu e i brividi che mi dai

 

Cara Città, SVEGLIA
Ora devi spiegarmi come sei messa, tirata a lusso
in vestito rosso tacco e spacco, non puoi raccontarla a me
che conosco il rosso sangue nel lavandino al mattino
e nelle celle in piena notte, ti vesti bene ma sotto tieni
calze a rete rotte e un sorriso da film giallo
ma ho gli occhi rossi, e tu che dormivi meno di me,
sai bene di che ti parlo. ma ora…

Cara Città, SVEGLIA
Malpensandoti viola come le occhiaie mie,
come il cielo tinto dall’inquinamento luminoso e cento vizi
come il radicchio dal retrogusto amaro che prima o poi ingoi e metabolizzi
già, città amara più che altro, strizzi l’occhio bianco
bianca come la coca che tiri spacci sequestri e poi da capo
ragazzini bianchi come la faccia stanca di chi torna a casa dalla notte brava
e fa strade secondarie per evitare arresti mentre se la cala.
e lo sai meglio di me

 

Cara Città, SVEGLIA
Di ritorno dalle altre come sempre un po’ mi manchi.
con le vie intitolate alle vite sbagliate
e le serate incerte, e le urne verde lega,
verde della tua intolleranza che Piega e Dei pochi prati
che a parte bimbi e disoccupati, Qua nessuno se ne frega.
verde ganja e delle sue iridi
ti colorerò con gli spray di maledetto verde speranza, credimi

 

Cara Città, SVEGLIA
Svegliati e fallo con la giusta fatica,
che non è facile per nessuno uscire dalle grinfie di orfeo,
immersi nel tuo nero, pagamento in nero e
nero delle teste rasate anfibi e moschettone
nero degli extracomunitari vicino alla stazione, nero catrame
e diecimila mozziconi per le tue strade,
ti scrivo e me ne vado per tornare e questo è tutto quello che ti cedo.
fidati di me, Anche io vedo Nero,
ma stringimi le Mani e stai con Me,
almeno io ci vedo

CARA CITTÀ, SVEGLIA

 

Non c’è più tempo

Premo il retro dello bic, come a far uscire l’ossigeno dalla siringa, drogo la cellulosa, giro la clessidra, dalle periferie arrugginite fino al centro storico di ogni uomo, le mie mille miglia interrotte dalla seconda guerra mondiale d’ideali e centomila nessuni senza un duomo dentro reduci dal primo conflitto, circa quarant’anni fa. Assumi per veri i cinque sensi e ridi mano nella mano della città dove credi che la retina renda tutto contemporaneo, e quest’epoca non mostra più pupille ove riflettersi.

Mille miglia per far fronte alla peste del mio secolo, è tempo di capire che non c’è tempo, raddoppiare le sillabe nel verso, queste sono le mie mille miglia laddove hanno fatto deragliare il soggetto, bombardando i ponti che portavano le parole al concetto, eccetto te eccetto me, mon frère, citando baudelaire, per noi, con mostri ben più grandi: la noia della noia e il buon livello medio di sopravvivenza che c’ha accostato le palpebre e negl’occhi non ci guardiamo più, caro duemila.

E se muoio giovane spero sia dal ridere, ti dicevo, di quanto brucio più in fretta di voi; di quanto bruciamo meglio e di quando resto sveglio e metto la mia vita in quattro scatoloni mettendoci meno di due ore e poi, e poi, non mi vedrai più per mille miglia, fratello mio, io riparto da dove gli altri non hanno più visto la partenza e la data di scadenza, che era cinque minuti fa. Lancio bombe carta nel cestino, e contro questo posto che baratta filtri per i sogni in cambio dei sogni stessi, e finisci per vedere solo i bisogni e fumare la tua anidride carbonica spoglio di interessi.

Sai, devo scrivere il mio tempo prima che lui scriva me, come dare forma al mio secolo prima di adagiarmi inconsciamente sulla sua.

Devo scriverlo perché quello che non scrivo mi limita fino a quando non diventa limite di carta e se non mi limito è perché correndo tra le città teatro io brucio dentro, mentre fuori nevica e non rifiuto il futuro, sai, non conviene. ma preferisco bruciare bene e bruciare in fretta, quindi, mon frère, seguimi per mille miglia e dammi retta, ti prego dammi retta… dalle periferie arrugginite fino al centro storico, di fretta, scorrono vie bar e viali, grattacieli palazzoni binari, vicoli zone industriali e campi, piazze scazzi e ancora palazzi, parchetti volanti sirene e lampeggianti, i noi distanti da noi lungo i fossi, i lampioni i passanti e diecimila situazioni poco importanti in coda ai semafori, e impalcature precarie per i nostri futuri prossimi. Qua sa tutto di plastica bruciata, mon frère, e non c’è più tempo!

 

Alberto Dubito (pseudonimo di Alberto Feltrin, Treviso 1991-2012) è stato poeta, musicista, fotografo, street artist. Ha vinto vari poetry slam, ma è conosciuto soprattutto come voce e autore dei testi del gruppo rap sperimentale Disturbati Dalla CUiete, di cui sarà presto pubblicato l’ultimo album La frustrazione del lunedì (e altre storie delle periferie arrugginite).

Davide Baroni è un illustratore freelance. Da diverso tempo si muove nel campo della sperimentazione artistica (pittura, video, grafica, illustrazione). Ha esposto in Italia e all’estero e collaborato con diverse realtà editoriali. Attualmente risiede in provincia di Bergamo, dopo aver vissuto a Milano e per quasi due anni a Barcellona. Selezionato per l’Annual 2013 dell’Associazione Illustratori Italiani. www.davidebaroniblog.com

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