ROMA K.O. – GENOVA 2001 di Marco Philopat

Il secondo racconto che anticipa Babel, il festival genovese di editoria, musica e persone indipendenti, è Genova 2001 di Marco Philopat, l’estratto di Roma K.O. (Agenzia X, 2008) che l’autore interpreterà nel reading di domenica 18 novembre alle 17.30. La canzone scelta dall’autore è Cara Catastrofe di Le Luci della Centrale Elettrica e i disegni sono tratti dal libro G8NOVA di Gianluca Costantini – “la cartografia del movimento anarchico con sfondo il cimitero di Genova” – che sarà presente a Babel con la casa editrice G.I.U.D.A. nello spazio dedicato alle autoproduzioni. A Babel troverete anche Vasco Brondi e Andrea Bruno per la presentazione del fumetto Come le strisce che lasciano gli aerei, domenica 18 alle 16.30.

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Leggi il primo racconto: Altai -Primo Interludio di Wu Ming

 

GENOVA 2001

 

“Cara Catastrofe”, Per ora noi la chiameremo felicità – LLDCE

 

A Genova ero una farmacia ambulante – avevo tutto ciò che serve a uno sportivo per rendere in fase agonistica – vitamine integratori salini guaranà efedrina – ero anche pronto a resistere a un assedio – scatolette di tonno – fagioli – biscotti e cioccolata… La mia amica Paola mi aveva preso per il culo per l’ombrello che mi portavo dietro – poi quando il campo del Carlini si è allagato me lo ha chiesto in prestito… Prima di partire avevo letto L’arte della guerra di Sun Tzu – e quindi sapevo che il campo avrebbe potuto allagarsi – che c’era il rischio di venire assediati e che potevamo restare senza viveri – cose poi accadute davvero… I cinesi hanno sempre capito meglio di chiunque altro la guerra… A Genova mi è successo di tutto – al G8 la mia vita e quella di ogni persona presente è completamente cambiata… A Genova mi sono divertito – a Genova ho conosciuto molta gente – alcune delle persone conosciute a Genova sono diventate per me importantissime – a Genova ho pianto – ho corso molto – ho salvato delle persone – ho infilato in bocca guaranà ginseng creatina e sali minerali a gente disidratata – a Genova c’avevo i tasconi dei miei pantaloncini corti da surfista pieni di medicine – integratori e cazzi vari. Ho affrontato la giornata di sabato – tra scontri e mattanze – insieme a Luchino – come ai vecchi tempi – perché in quei frangenti puoi avere al fianco solo quelli di cui ti fidi – quelli con cui le cose le hai fatte e sai che le sanno fare – quando basta un colpo d’occhio per capirsi e nella testa risuona un solo imperativo – RAPIDO… E… Vabbè a Genova ho subìto la guerra – ho avuto la sensazione di stare in guerra – e vedere quegli elicotteri che invece del napalm – ti cagavano i lacrimogeni a mo’ di bombardamento – era una cosa che non avevo mai visto… Quegli elicotteri m’hanno riportato in mente uno dei miei film preferiti – Apocalypse Now – e lì mi sono sentito la guerra sulla pelle – sulla mia pelle.

Genova è tutto – proprio tutto – al di là di quello che è successo – a Genova ho cantato We Shall Overcome con i cristiani – ho sfondato le vetrine con i black bloc – ho fatto il matto nelle performance con i pink – ho portato lo scudo con i veterani di via Tolemaide… Poi non me ne frega un cazzo di quello che ho fatto realmente – forse non avrò cantato We Shall Overcome né bruciato una banca – questi sono cazzi miei – e cazzi miei che non riguardano nessuno – tanto davanti a un giudice non ho fatto né l’uno né l’altro – non è questo il problema – ma moralmente tutti abbiamo fatto ogni cosa – ognuno di noi ha subìto la guerra che ci hanno scatenato contro. A Genova eravamo come colonie di amebe – io ero un’ameba – che quando manca il cibo si concatena con le altre e forma una colonia – restando una singolarità… Genova è stata tutto quello che è successo – chi pregava e chi sfondava le vetrine – Genova è quello… Chi non capisce questa cosa non ha capito quello che è successo dopo – non ha capito l’undici di settembre – non ha capito che la guerra è iniziata quel giorno e ancora non è finita… Il venerdì fu la battaglia più grossa a cui abbia mai partecipato – una battaglia durata ore e terminata dopo che hanno ammazzato Carlo Giuliani – la gente è riuscita a dare battaglia per difendersi dalla polizia con quello che trovava per strada – perché non c’era materiale per la difesa – eppure è durata tre ore… Io sono adesso quelle tre ore di battaglia – la guerra è entrata dentro di me – è come se fossi stato pestato a Genova – pestato a sangue – torturato come a Guantanamo e Abu Ghraib – mi hanno bombardato come a Kabul e Baghdad – mi hanno imprigionato a Gaza o in un Cpt – io sono tutto questo disastro – sono quello che ho fatto e quello che non ho fatto – sono il pink che stava con i trampoli – sono il gay in piazza con lo striscione del suo circolo – quello che stava fra i migranti con il Corano in mano – quello con il crocefisso o la bandierina della pace – oppure quella che non sopporto più di Che Guevara – ADDIRITTURA CON LA BANDIERA DI STALIN CHE IO ODIO – c’era a Genova? Be’ – la portavo anch’io ’sta cazzo di bandierina quel giorno – non me ne frega – non me ne frega un cazzo – perché io c’ero – Genova è tutto questo – e allora se io ci sono stato sono tutto quello che è passato per Genova… Quei giorni indimenticabili dove ho vissuto un’esperienza irripetibile – dove camminavo a dieci metri dal suolo – perché il cielo era caduto sulla terra – giorni d’amore e di odio – attimi di vita rubati alla matrice… Quei momenti non li dimenticherò mai – quanto ho pianto – ma anche quanto ho riso… Quando ci ritiravamo verso il Carlini – morto Carlo – con i maiali che ci inseguivano… Nel momento in cui i miei occhi si riempivano di lacrime – ho sperato che mi apparissero quei due balordi del film di Sergio Leone – uno buono e uno brutto – quei due disperati che disertarono la guerra e stufi di vedere morire degli uomini per un fottuto ponte da conquistare – decisero di minarlo quel ponte del cazzo! Booom!!! Avrei voluto vedere apparire quei due davanti a me – a Genova – usciti direttamente dalla pellicola di Leone… Vederli all’opera in via Tolemaide – fare esplodere quel tratto di strada che ci divideva dai maiali e creare per sempre un crepaccio invalicabile…

 

MARCO PHILOPAT è uno dei fondatori della casa editrice underground Agenzia X. Nel 1997 ha pubblicato Costretti a sanguinare, in cui racconta in prima persona la sua esperienza giovanile nel movimento punk italiano. Nel 2002 esce il suo secondo libro, La Banda Bellini, storia del temibile servizio d’ordine del movimento studentesco di Milano negli anni settanta. L’ultimo libro che ha pubblicato e scritto con il collettivo editoriale immaginariesplorazioni è Nella tana del drago – anomalie narrative del Giambellino.

GIANLUCA COSTANTINI è un disegnatore e artista visivo che indaga il reale da più di 15 anni. Insegna Arte del Fumetto all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Vive a Ravenna. In collaborazione con l’Associazione Culturale Mirada organizza il Festival di fumetto di realtà Komikazen. E’ direttore artistico di G.I.U.D.A. Edizioni.

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